domenica 9 giugno 2019

Dj Overdraft



Entro nel club presto, che c'è ancora poca gente e così mi posso avvicinare alla consolle.
Dj Overdraft è lì che programma il set per la serata che sta per cominciare.
Il viso illuminato nel buio dallo schermo del suo Mac, gli occhi che seguono una frase scritta col suono, mentre una mano scorre sul puntatore e l'altra cerca un potenziometro o un tasto luminoso sul mixer.
I neuroni microchip del computer e la mente umanoide del producer, che ormai pensa in "algoritmico" per sfruttare le infinite potenzialità della musica elettronica, sono amalgamati e luminescenti, i corpi in sala cominciano a muoversi ed a seguire il beat.
Che il ballo cominci.
Dj Overdraft
Il viaggio per Londra, dove ormai vive e lavora da qualche anno, sarà fra pochi giorni.
Questo set è un'opportunità per chiedergli qualcosa di più approfondito sul perché abbia cambiato nome d'arte, una volta Q*Ing, e genere musicale, e cosa significhi vivere in quella megalopoli così densa di culture e ispirazioni, oltre a un' insostenibile ritmo biologico e complicazioni sociali.

Mi racconta:"Overdraft in inglese è quando hai un deficit nel tuo conto bancario causato dall'aver ritirato più soldi di quelli che si posseggono. Credo che sia una parola veramente 'generazionale' almeno a Londra, dove la vita è notoriamente costosissima.
E' un nome volutamente stupido, mi piace prendermi poco sul serio, come nella vita in generale, e poi sono un appassionato della cultura 'meme', voglio dire, ho fatto un pezzo campionando Ezio Greggio!"
Ci spostiamo sull'ambito più nascosto della sua attività, quello che c'è a monte di ogni traccia che ascolteremo stasera: il lavoro di ricerca e sperimentazione che l'artista intraprende solitario, cavalcando la propria creatività.
Cosa lo attrae  di questo mondo di complessi software di programmazione e schemi all'apparenza ripetitivi?
Una band può ragionare con più menti coinvolte nel flusso, più mani, più voci.
Un produttore deve scegliere da se'. Sua sarà la gloria o il fallimento, e da lì ricomincerà.
Overdraft : "Ci sono tanti motivi, alcuni più romantici, altri decisamente più pratici! 
Mi piace senz'altro la comodità di fare tutto da solo, di gestire i miei tempi  e i miei spazi, e di poter fare tutto da una scrivania. Sono più che altro affascinato dal potenziale espressivo di questa musica, dal fatto che possa sia unire e fare gruppo che essere molto riflessiva ed intima, anche all'interno della stessa serata".
Poi aggiunge: "Prima di spostarmi a Londra il mio background musicale era completamente diverso da quello che mi piace ascoltare e suonare oggi. I miei ascolti di musica elettronica erano ancora molto legati all'estetica indie, alla musica suonata. Non riuscivo a comprendere bene la figura del Dj che non fosse principalmente anche producer, così come non riuscivo a farmi piacere certi generi musicali puramente 'dance floor oriented', avevo sempre bisogno di un riferimento melodico o comunque di una 'struttura canzone'. 
Poi, vivendo a Londra, è cambiato tutto.
Londra, vista da Dj Overdraft
Può sembrare sciocco, ma vivere quotidianamente i quartiere, i locali, le subculture e le atmosfere generali inglesi mi ha fatto capire il perché e come certi generi musicali siano nati lì.
Ho cominciato ad appassionarmi a stili come l' UK Garage o l' Acid House e da lì e nata la necessità di voler ripartire da zero artisticamente e dare voce a tutte queste nuove ispirazioni".

Ed ecco che Dj Overdraft generosamente condivide il suo modus operandi: " Quando produco cerco di non darmi troppi limiti dal punto di vista musicale. I miei pezzi sono accomunati da suoni Lo-Fi (a volte in maniera estremizzata) ed atmosfere nostalgiche e melodiche, ma questo è davvero l'unico filo conduttore tra le mie tracce, benché fondamentale.
Principalmente mi muovo tra House, Techno e Disco, anche mescolate tra di loro, ma ultimamente sono fissato con la musica Gabber e sto addirittura producendo un pezzo Hard Core!
Mi capita spesso, magari, di vedere un documentario, di leggere un libro o di ascoltare un set che mi ispiri a sperimentare cose completamente diverse da quelle fatte in precedenza, e mi piace la possibilità di poterlo fare mantenendo comunque un preciso filone stilistico".
Shoreditch (Londra) - foto di Dj Overdraft

Gli chiedo cosa sia cambiato rispetto al suo precedente progetto Q*Ing, dove le citazioni
"eighties" stavano distese su un tappeto di synth caldi ed emotivi, in una stanza dove tutto si muove in slow motion e voci lontane riverberano emergendo  dalle pareti.
"Per quanto riguarda la fase di produzione devo dire che, nonostante componga pezzi pensati per il dance-floor (quindi a BPM molto più elevati rispetto ai miei lavori come Q*ing) il mio approccio è rimasto quasi del tutto invariato. Credo di essere molto hip-hop da questo punto di vista: mi piace campionare di tutto: interviste, film, programmi televisivi. Ovviamente ci sono molte parti suonate con il synth (VST per essere precisi), ma non credo di aver mai prodotto un pezzo senza anche solo parte campionata da me".

Sull'aspetto da "dietro le quinte" ho indagato abbastanza, torno quindi davanti alla consolle e chiedo come vadano i suoi show.
Lui mi dice: "Ho suonato circa una decina di set come Dj Overdraft e mi sono bastati per realizzare che, al momento, il dj-set è la formula che più mi conviene utilizzare per una lunghissima serie di motivi. Ho insistito con il live-set all'inizio della mia avventura, proprio perché non volevo dimenticarmi della prima parte del mio percorso musicale - e qui si riferisce ad ancora prima di Q*ing, quando era bassista di una band - come se buttandomi esclusivamente sul DJing facessi un torto al 'me- musicista'. Col tempo ho capito che in realtà diatro ad un dj-set fatto a modo c'è molta inventiva, skills tecniche, creatività e divertimento, alla pari di un Live Set.
Con questo non voglio dire che il capitolo live-set sia del tutto chiuso, aspetto solamente di avere i mezzi giusti (ad esempio: una band!) per creare uno show che mi convinca davvero.
Nei dj-set mi piace spaziare tantissimo tra i generi. Anche se ovviamente la playlist che scelgo dipende dal contesto, ci sono dei pezzi che cerco comunque di suonare ogni volta, i miei 'banger' preferiti. Tre su tutti: Ian Pooley - 900 degrees, Mella Dee - Techno disco tool e Kh aka Four Tet - Only Human." e torna su Londra : "E' una città molto dura, il costo della vita è esagerato ed è tutto estremamente frenetico e tutto questo a volte rischia di prosciugarti tutte le energie. D'altra parte, uno dei più grandi vantaggi di vivere lì è quello di trovarsi nell'epicentro della cultura mondiale (finché la Brexit non distruggerà tutto!). E' un discorso applicabile a tutte le arti e non solo, ma in particolare la musica è vissuta con così tanta passione che è impossibile non esserne coinvolti.
Faccio l'esempio dei 'warehouse party': dei rave illegali fatti dentro ex fabbriche dove si entra solo su invito segreto, con tanto di password! Solitamente la line-up prevede nomi grossissimi tra i dj's, che però non sono pubblicizzati nell'evento, quindi ogni volta è una sorpresa."
E che gente gira in queste feste? chiedo: " Puoi trovare dal banchiere allo studente, tutti sono lì esclusivamente per la musica e per divertirsi. Ci sono sempre delle ottime vibrazioni e nonostante la frequente, se non costante, mancanza di security, non succede mai nessun casino.
Questo alone punk DIY, unito alla leggerezza del party in se', per me è sempre qualcosa di stimolante ed ogni volta che torno da un warehouse party ho addosso questa sensazione di aver imparato qualcosa, come se fossi tornato da un seminario!".
So che nell'ultimo anno si è tolto anche qualche prima bella soddisfazione. Sorride e annuisce: " Aprire il tour italiano dei La Femme, insieme ai miei coinquilini, è stato un bel momento, ma anche se può sembrare stupido, uno dei set più divertenti e appaganti è stato circa una decina di giorni fa nel mio vecchio appartamento.
Abbiamo organizzato una festa di addio prima del nostro trasloco e anche se inizialmente avevamo previsto circa venticinque persone, alla fine se ne sono presentate quasi sessanta! Io e il mio coinquilino ci siamo fiondati sui Cdj e abbiamo messo musica per sei ore, con tutti che ballavano selvaggiamente stretti come sardine tra il salotto ed il giardino. E' stato incredibile! Comunque, come dico sempre, le migliori date sono quelle che verranno!"
E' quasi ora di chiusura, ora mi è tutto un po' più chiaro.
Sono tuttavia certo che la prossima volta che ci incontreremo non troverò già più il Dj Overdraft con cui ho parlato stasera, ma un nuovo modello, più avanzato o, magari, al contrario, opportunamente de-strutturato per cominciare di nuovo da zero, dalla polvere sonora che gli resta sulle dita, di ritorno verso casa da un club o da una fabbrica abbandonata, da un punto A ad un punto B, nel brulicare nervoso della City o nelle periferie bizzarre, dove fa buio sempre troppo presto.

Luz 






























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