giovedì 12 gennaio 2017

The Majors




Nella periferia romana si muove un folto gruppo di punks sciamante tra circoli e centri sociali.
Una forte sinergia di personalità scanzonate ma anche incazzate a morte, se ci vuole.
Musicisti o sedicenti tali, grafici, performers: ragazzi e ragazze che con il loro lavoro tengono in piedi una fra le più importanti realtà di questo dannato Paese, organizzando concerti, disegnando logo e magliette, registrando dischi, promuovendo, sbattendosi, lottando.

Sono tutti pronti a dire la loro, a non prendersi troppo sul serio salendo su un palco, con ironica umiltà, come suole tra amici.
Una volta sopra, però, sfogano giorni e giorni di lavoro, di traffico, di marciapiedi, scaricando una raffica di accordi, sudore e sputi sull' audience carica a molla che li segue.
I Majors fanno parte di questa schiera a pieno titolo.

Un autentico punk-rock, senza troppi inutili aggettivi intorno, che taglia i fili con il mondo assurdo e grigio fin dal primo riff che ascolti.

Belle canzoni che sanno di rivincita, di felicità per le semplici cose che a volte trascuriamo o ignoriamo in mezzo al casino quotidiano.
Cose che meritiamo o meriteremmo, memoria e rispetto, sogni: pilastri fondamentali.
La voce graffiante di Major Emme è il primo colpo che i Majors ti assestano.
Si sposa perfettamente con il genere, con l'attitudine.
Pensi a qualcuna che troveresti sicuramente, con i suoi capelli oggi rosa, domani verde smeraldo, in mezzo a un pogo, mai ai lati, senza paura di sbucciarsi un gomito, che tanto cosa vuoi che sia.
Seguono l'esperienza ed il gusto nel creare esplosivi stop-and-go che questa punk band sfoggia senza riguardi.
Basso e batteria al fulmicotone, chitarre pronte come centometristi allo sparo.


E questa adolescenza che si respira con il loro sound nelle orecchie, che ci piace tanto, che tanto ci serve.


Luz