martedì 10 maggio 2016

MONTANA



Buio più del solito in sala e sul palco, ma giusta atmosfera per un' arena.
Aspettiamo il "four!" di Andrea, seduto pronto dietro ai tamburi, e l'inizio dello show dei Montana.
E via.
L'impatto del loro hard core a volume altissimo, cantato in italiano, ci è familiare.
Gli ascolti adolescenziali di Frammenti, Affluente e Belli-Cosi saltano alla memoria con la loro carica di entusiasmi contrastati dalla vita, rivincite agognate, perenne sfida.
E' un vero piacere.

Cominciamo a dondolare le nostre teste, la raffica di accordi incastrati perfettamente con le ritmiche che esegue Cola è una rissa suonata.
Risponde loro, al basso, Enrico, attraversato da un fascio di luce diagonale quasi caravaggesca, e alle linee vocali di Fra alimentando l'eccitazione che ci sta scuotendo dentro e fuori.
Fra, appunto, che si muove e urla davanti a noi, al centro della scena.
Spesso dondola il microfono tenendolo per il cavo, nel vuoto, come un colpevole appeso.
Evoca la fine che farà l'oggetto dei suoi testi: uno sfidante altezzoso e vuoto, forse il vincitore di un primo round epocale che sta per franare al suolo sotto i colpi della vendetta.

Nessuna sconfitta all'orizzonte nei testi dei Montana, ma la preparazione allo scontro, dovuto, con chi ha troppo preteso dalla sopportazione di tutti, di ogni giorno.
Un concerto che è anche una prova di forza contro il caldo, contro di noi che chiediamo loro di suonare ancora e ancora, madidi di sudore.

Escono a testa altissima i Montana.

Luz