lunedì 24 luglio 2017

ItalianParty 2017 - Umbertide



Partiamo per Umbertide nel pieno pomeriggio, è il 23 di Luglio, fa un caldo insopportabile, ma sono convinto che una volta arrivati, il calore che sentiremo sarà di un'altro tipo.

Tutti gli show di quel giorno si svolgono in un angolo della città, oltre la ferrovia, dentro un chiostro bellissimo e pieno di gente e sul palco nella piazza di fronte, quelli in acustico addirittura dentro alla chiesa adiacente.
Le mura che circondano i due spazi sono alte sei metri, il suono riempie l'incavo come un lago, noi siamo i pesci che ci nuoteranno dentro per tutto il giorno.
E siamo un numero non eccessivo, gestibile, in uno spazio che avvicina invece che disperderti.
Quindi osservo cento membri di band differenti che si abbracciano, ritrovandosi tutti insieme a suonare allo stesso festival, come non avviene quasi mai.
E' questo il calore che cercavo, in piena estate, a metà pomeriggio di un giorno di fine luglio.
Vago un po' tra i banchetti delle bands e delle etichette, che straboccano di produzioni e magliette, insieme a tutti quei ragazzi con i cappellini e gli occhiali grossi, la barba, i tatuaggi, un look che si scioglie dentro all'altro.
Tutto questo è la scena.

MOOD
I Mood si fanno circondare dal pubblico e stanno al suo livello, piedi a terra senza altari.
MOOD
E' così che lo coinvolgeranno nel proprio viaggio musicale.
Loopstation usata con stile per stratificare intriganti fraseggi jazz-rock, mentre la sezione ritmica spinge tutto insieme, passaggio dopo passaggio.
Padronanza della tecnica, gioia del suonare per divertire e divertirsi.

Torno dentro al chiostro ed è il turno dei Die Abete.

DIE ABETE
Hanno montato due batterie, una di fronte all'altra, è un gesto violento, una formazione tutta offensiva.
Eugenio frornteggia Lukas, eseguono le stesse identiche mosse, picchiano durissimo su pelli e piatti alzando le braccia al cielo e scaricandole sui tamburi a valanga, non sbagliando mai.
Intanto Marco e Michele riffano trash metal della Florida dei novanta sopra a questa apocalisse post-hardcore, e urlano tutto il disagio possibile.
DIE ABETE
Cambia il pezzo e Eugenio schizza dalla batteria al microfono centrale, ora è il frontman perfetto che vacilla, si accascia, rialza la testa e si lascia andare.
Le vene giugulari esposte, la bocca contorta per l'ultimo sguaiato grido verso il buio.
Intenso e schiacciante, annichilente.
E c'è ancora il sole alto.
HAVAH
Aspetto dunque il live degli Havah, si fa sera, la luce è quella più adatta al loro sound.
Ci suona il cantante dei Riviera, sono molto curioso.
Già dal check ricordano i suoni della new wave ottanta. Chitarre a tutto flanger e distorsione leggera, basso pulito più melodico che ritmico, atmosfera Dead Can Dance, i ritmi di batteria sono quelli che ti fanno subito dondolare la testa e accennare una danza guardando per terra.
HAVAH
La voce grave di Michele Camorani, ex batteriste dei La Quiete, echeggia monocorde, pare quasi Lindo Ferretti nei pezzi lenti dei CSI .
Si allenta un po' la tensione, si scende di bpm per rifiatare.
Perchè fuori già si prepara un altro assalto.
Sul palco in piazzetta stanno per suonare gli Zeus.
ZEUS
Il basso di Luca Cavina (Calibro 35) distorto e impastato di synth, octave e pitch che pare moltiplicato per cento e la batteria di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra) articolatissima, sincopata, estrema, su tempi impossibili a velocità di death metal (quello dei Cynic, degli Atheist, i Morbid Angel e Death, per intenderci) letteralmente ipnotizzano tutti. Sono soltanto due, ma quanto suono!
ZEUS
Si spingono oltre il tempospazio sonoro, oltre la concezione razionale del post-hardcore.
Come se da quel palco volessero spiegarci una "teoria del tutto", in una sola lezione, accelerata.
ZEUS
Osservo Luca nei suoi passaggi di scale strane su e giù per la tastiera del suo basso Fender, una serie lunghissima di note che grandinano giù.
Mi volto, mi spingo fin sotto la batteria di Paolo, per cercare di vedere i suoi occhi attraverso gli occhiali scuri, ma sembra un infallibile cyborg-drmmer, venuto da un'altra dimensione che compie la sua missione sulla terra.

ZEUZ

E poi stop, basta concerti, per oggi, ce ne andiamo lasciandoci alle spalle gli echi di un rullante in quattro quarti.
Gran bel festival, super location, Italia orgogliosamente sul podio del Rock, come sempre.

Luz